la storia di s.rosa

 

Puntuale come la morte e le tasse e come tutti gli altri giorni del calendario, anche quest'anno, guarda un pò, è arrivato il 3 settembre, è arrivata S.Rosa -con la macchina e 'gnicosa -. Via allora, il corteo, no quest'anno proprio no, ma poi un'occhiatina, magari dal bar, sempre uguale vabbè, ma c'è la Santa e la caccia al posto e poi le "foche" e la gente, tanta gente, ma dove era tutta 'sta gente fino a ieri poi? Mah! Quelli che vedi una volta l'anno, solo quel gior­no li', anime che tornano al loro sepolcro o anime intorno ad un focolare che arde più' forte che a Natale. Ma si W SANTA ROSA. Ci siamo, il posto è' preso,mancano appena quelle quattro ore al tra­sporto. Che si fa? Non c'è problema, ci pensano loro, i turisti, a farci passare il tempo. Curiosi come il ruolo impone cominciano con un borbottio, un chissà e poi... Finalmente "Questa festa, questa santa, qual è la storia? Okay non c'è problema, lo so, so tutto. O forse no. Manca qualcosa, sempre qualcosa. Bene, se anche a voi, come a me, manca sempre qualcosa andiamo, venite, torniamo con calma sulla strada della nostra Rosa. Cominciamo con il dire, per scusarci un po', che non siamo con­fusi solo noi, anche gli storici che si sono impegnati nella ricerca di una verità possibile hanno ricava­to spesso tesi contrastanti, scarne ed anche un po' confuse. I fatti ed il mito si accavallano, quindi, in questo racconto. Rosa nasceva, nella più possibile delle nostre verità, tra il 1233 ed il 1235, da una povera famiglia che prestava la sua opera, traendo-ne scarsi vantaggi, presso il monastero delle Clarisse. Bambina piissima e devota totalmente all'amore di Cristo, la tradizione le attribuisce, fin dalla più' tenera età, una serie di miracoli che la cir­condano di quell'alone di santità di cui a, furar di popolo, sarà ufficialmente rivestita. Nel miracolo della brocca risanata, per esempio -ma non preso a caso-, si narra di una piccola Rosa mentre si trova­va alla fontana di S. Maria del Poggio, presso la sua casa, ad attingere acqua. Qui una bimba maldestra fa cadere il suo recipiente il quale si frantuma in vari pezzi. La giovinetta spa­ventata incolpa la povera Rosa, ma la bellezza d'a­nimo della nostra Santa non si risente affatto di questa viltà d'agire e prega il suo Signore affinchè aiuti quella bambina: la brocca fra le mani di Rosa ritorna integra e vieni restituita alla un po' meschi­na fanciulla. Il miracolo suddetto è raffigurato da una statuina in peperino sulla fontana della Chiesa della Crocetta che vi invitiamo ad osservare ed è per questo che ve lo abbiamo raccontato.

Un giorno Rosa si incamminava verso i suoi biso­gnosi con nel grembiule quel poco di pane che aveva raccattato, quando incontro' il genitore che le intimo' di farle vedere cosa nascondeva nelle vesti, la ragazza apri' e tutto il pane si era mutato in rose. La vita politica, come quella privata ,si colora ben presto di favole e leggende. C'è' chi la vuole sui bastioni della citta' a combattere contro il Barbarossa o sul campo della battaglia, tra guelfi e ghibbellini, a trasportare munizioni, ma l'età della fanciulla all'epoca dei fatti -1243- e la sua indole rendono difficile credere a tanto. Quello a cui si può' credere, invece, e' che qualche anno dopo -1250- rapita dalle predicazioni dei frati francescani, decida di indossare il saio e seguire la regola del Santo di Assisi. In questo periodo si colloca anche un avvenimento documentato: l'improvvisa guari­gione della ragazza da una malattia durante la quale ella ebbe visioni che la salvarono da certa morte. Rosa entra in un periodo di intensa predica­zione lungo le vie di Viterbo che gli costerà l'esilio, pena inflitta ai disturbatori dell'ordine pubblico e che la porterà, insieme alla sua famiglia, verso Soriano durante il freddo inverno. Il ritorno a Viterbo precede di poco la morte avvenuta nel 1251, probabilmente il 6 di marzo. Dalla ricca anedottica ne scegliamo anche un altro,. Rosa, sempre buona e generosa, curava il prossimo come se fosse il suo Cristo tanto amato e si toglieva letteralmente il pane di bocca per darlo ai molti poveri, più ancora di lei, di cui erano invece ricche le strade. Tale comportamento preoccupava non poco il padre ed anzi lo osteggiava, più sofferente per la salute di sua figlia. L' assenza dalla città natale aveva, intanto, accresciuta la venerazione del popolo verso questa piccola, dolce, maestosa creatura, la città era ormai unita nell'amore per la sua Rosa, clamori che Roma non poteva ignorare. La prima raccolta di documenti, richiesta dall'allora papa Innocenze IV, non porto' ad alcun processo di canonizzazione, ma la giovinetta era già, per Viterbo, la sua Santa Rosa. Nel 1257, con il papa Callisto III, si da il via ad un nuovo iter, fortemente voluto dal clero locale. Centinaia i testimoni ascol­tati e quasi altrettanti i miracoli segnalati, 170, ma il tutto si ferma senza soluzione. Nello stesso anno, comunque, proprio il Papa, iscriverà Rosa al Martirologio Romano, rendendo così ufficiale anche per Roma ciò che di fatto già era a Viterbo. Gesto importante quello di Callisto III, ma insufficiente davanti ad un culto che cresceva di giorno in giorno e che rischiava, in vero, di divenire destabilizzan­te. Nel 1258 Alessandro IV decise di non ignorare più tale situazione. Il 4 settembre avviene così il primo, breve trasporto del corpo di Rosa che entra finalmente nel monastero delle Clarisse, dove inva­no aveva chiesto di essere accolta in vita, mona­stero che per alcuni storici, proprio quell'anno muta il suo nome nel nome di Rosa. La processione viene istituita direttamente dalla Santa Sede ed il Papa vi partecipa insieme a diversi cardinali che trasporta­no il feretro lungo il percorso: questo atto è, si può ben dire, il vero riconoscimento alla santità di Rosa da parte di Roma. La data dedicata alla Santa sarà così, successivamente, quel 4 settembre che la vide per la prima volta portata lungo le vie della sua Viterbo. Santa per volontà del popolo, ogni anno, quel popolo, la riporta lungo quelle vie per rinnova­re un patto d'amore che dura, ormai, da tanto, tanto tempo.