le macchine nella storia

Parlando di un po' di storia della macchina dobbiamo dire che non si hanno riscontri certi sulle origini. Stando a quanto pubblicato nel volume di Giorgio Falcioni per le edizioni Agnesotti di Viterbo (LA MACCHINA DI S. ROSA-Memorie, feste, curiosità, culto, protagonisti): "La scarsità di notizie che circonda la Macchina di S. Rosa fin verso la fine del XVII sec. ha favorito anche il diffondersi di storie leggen­darie e palesemente errate sull'origine della manifestazione, come quella di G. Masson, riportata da una rivista di architettura spa­gnola, che la tradizione sia iniziata nel XII sec. con il rogo, appic­cato davanti ad una chiesa, di una macchina da guerra catturata a Federico Barbarossa che assediava la città, sulle cui mura era apparsa la Santa viterbese". Le prime informazioni che si hanno sulla macchina risalgono alla fine del 600 e le cronache narrano che nel 1686, il 3 settembre, venivano cantati i Vespri con la pre­senza dei Canonici del Duomo e il delegato della festa Sebastiano Gregorio Fani, il quale provvedeva anche ad informare la popola­zione che la processione ed il trasporto della Macchina sarebbe avvenuto il 27 ottobre e sembrerebbe che fu proprio il conte Fani il progettista di quella Macchina. Nella raccolta conservata al Museo Civico di Viterbo, si trova il primo disegno pervenutoci del costruttore Giuseppe Franceschini (1690), mentre sono pochi i nomi o i disegni rimasti conservati. Tra tutti i trasporti che si sus­seguirono negli anni ce ne furono anche alcuni molto drammatici. Vale la pena ricordare quello della Macchina del 1790, attribuita da tale L. Romani, che cadde alla mossa. Nel 1801, autore Tommaso Giusti, la Macchina giunta nei pressi di Fontana Grande si ferma a causa di una donna che si accorge di essere stata derubata. Nel panico più totale e un fuggì fuggì generale, diverse persone vengono travolte, anche perché i cavalli che precedevano la Macchina, imbizzarriti, aumentarono la confusione. Alla fine si conteranno una trentina di vittime, mentre nel frattempo i facchi­ni con grande coraggio sorreggono la Macchina per circa trenta minuti. A questo punto si rende necessario liberare la strada per poter continuare il trasporto fino a piazza del Comune (in quanto all'epoca non era prevista la sosta a piazza Fontana Grande) da dove di lì a poco sarebbe proseguita verso S. Rosa. Ma il destino di questa Macchina sembra segnato. Infatti giunta all'altezza di Piazza delle Erbe si incendia. I facchini riescono, tra non poche difficoltà, a posarla a terra e in breve tempo viene divorata dalle fiamme. Fortunatamente non si registrano altre vittime o feriti. L'anno successivo il Papa Pio VII vieta il trasporto e si deve atten­dere fino al 1810 affinchè la manifestazione riprenda. Nel 1814 il modello di Domenico Costa al momento della mossa comincia ad inclinarsi all'indietro, tanto che i facchini sono costretti ad abban­donarla. Due di loro rimangono uccisi. Nel 1820 si registra l'inizio della dinastia del costruttore Angelo Papini. Ma anche per lui l'e­sordio si conclude nel peggiore dei modi. Infatti la Macchina, giunta nei pressi di Palazzo Bussi, si inclina all'indietro rovinando a terra. Fortunatamente non si hanno né vittime né feriti. Quest'episodio non scoraggia però Rapini il quale continuerà a costruire Macchine anche negli anni a seguire fino al 1849, anno in cui muore lasciando nella memoria della nostra città ben 23 modelli della Macchina di S. Rosa. Diversi sono gli episodi che hanno caratterizzato l'era di Angelo Rapini, che qui di seguito vi sintetizziamo: 1823 per la prima volta la Macchina raggiunge l'al­tezza delle mura castellane; 1841 il 3 ottobre viene effettuato il trasporto in occasione della visita del Pontefice Gregorio XVI ed il numero dei facchini passa da 36 a 45; 1845 la Macchina arriva a piazza della Rocca in quanto nella Chiesa di S. Rosa sono in corso lavori di rifacimento; 1846 per gli stessi motivi giunge fino a Piazza dell'Oca (ora piazza della Vittoria). Ma il fatto più importante è datato 1850, subito dopo la morte di Angelo Papini. Il Comune aveva già preso la decisione di ripetere il modello del 1840 ma non sapevano chi avrebbe assunto il compito di ricostruirla, ed è così che si fa avanti la vedova di Angelo Papini (Rosa Cappuccini) con l'aiuto dei figli, entrando in questo modo nella storia come prima donna ad aver costruito la Macchina di S. Rosa. Nel 1855 si interrompe il periodo dell'era Papini, ai quali subentra, fino al 1861, Vincenzo Bordoni. E, sempre a proposito di trasporti "ecce­zionali", non tutti sanno che nel 1867 il trasporto fu posticipato al 21 novembre a causa di un'epidemia. Dal 1874 al 1951 ritorna la supremazia dei Papini nella costruzione della Macchina. Diversi gli episodi che hanno caratterizzato il periodo di Papini: 1874 la girata non si effettua più a S. Rosa ma a piazza del Comune; 1878 il trasporto viene effettuato il 5 settembre; 1884 causa una nuova epidemia la Macchina non viene trasportata; 1893 un attentato anarchico fallisce per un acquazzone; 1895 per la prima volta viene utilizzata l'elettricità (100 lumi) per illuminare la Macchine oltre a 250 a cera, ma questo esperimento fallisce ritornando cosi negli anni a seguire alla tradizionale illuminazione a fiamma viva; 1900 viene istituito il raduno dei Facchini presso la Chiesa sconsacrata di S. Rocco nei pressi di S. Maria in Poggio; 1914 per la prima volta la Macchina effettua la sosta alla Chiesa del Suffragio anziché all'incrocio con Via Mazzini; 1915-1917 II trasporto non si effettua causa la prima guerra mondiale. Nel 1952 e fino al 1958 la Macchina viene costruita da Rodolfo Salcini, il quale darà inizio ad una nuova era innovativa nella con­cezione artistica della Macchina di S. Rosa. E1 la prima Macchina a raggiungere l'altezza di ben 27 metri a differenza dei 19 della precedente, percorrendo per la prima volta Via Marconi, fatto che non sarà più ripetuto. Nel 1959 e fino al 1966 è Angelo Paccosi a succedere a Rodolfo Salcini. La Macchina di Paccosi ritorna un po' ai precedenti criteri artistici gotici e tradizionali. Ma il 30 gennaio 1962 Angelo Paccosi muore e sarà il fratello Mario a sostituirlo nella guida negli anni 1965-1966 al quale poi subentrerà il figlio di Angelo ing. Giancarlo.